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dal ghetto alla concessione dei diritti civili


1697 – Con la pace di Riswick, Pinerolo ritorna dalla Francia ai Savoia.

 

1739 – Nasce  la “Regia Opera dei prestiti eretta in Pinerolo a beneficio dei cattolici e cattolizzati delle valli miste” allo scopo di prestare il denaro a chi vuole acquistare i terreni alle Valli. Lo scopo è quello d’instaurare nelle Valli la presenza di gruppi di contadini e allevatori cattolici intorno ai quali creare delle parrocchie che facciano da contraltare ai templi Valdesi.

 

1740 – Carlo Emanuele III pubblica il Compendio degli editti concernenti i Valdesi. Le antiche leggi e regolamenti discriminatori non solo non sono abrogati, ma essi sono riordinati e se ne riafferma l’attualità.

 

1743 – Sempre Carlo Emanuele III fonda il famoso “Ospizio dei Catecumeni” che ha sede in  Palazzo Vittone, nel cuore di Pinerolo. Esso è destinato al mantenimento ed all’istruzione cattolica dei fanciulli Valdesi sottratti illegalmente attraverso rapimenti alle proprie famiglie, che sono anche costrette a pagare le rette imposte. L’istituzione era nata a Torino nel 1676 e durò fino al 1890.

 

1748 – Viene creato il vescovado cattolico di Pinerolo.

 

1789 – In luglio ha inizio la Rivoluzione francese.

 

1798 - 1814 – Il Piemonte viene annesso alla Francia rivoluzionaria e napoleonica. Per la prima volta nella loro storia ai Valdesi vengono riconosciuti da un governo i diritti civili e la libertà di culto. Lo stipendio dei pastori viene pagato con i beni requisiti alla Chiesa Cattolica. Nel complesso i Valdesi accolgono con entusiasmo le idee di progresso e di libertà che arrivano dalla Francia.

 

1801 - 1814 – Il moderatore valdese Pietro Geymet è nominato sottoprefetto napoleonico di Pinerolo. Parecchie famiglie valdesi, specialmente di commercianti, si insediano nella città. Tra loro, il colonnello Marauda, la cui figlia Vittorina sarà madre del fondatore della Civica Biblioteca, Camillo Alliaudi.

 

1815 – Sconfitta di Napoleone e inizio del periodo della Restaurazione. Tutti i diritti conquistati dai Valdesi sono persi. Gli acquisti di terreni e costruzioni fuori dalle valli sono dichiarati nulli perché ai Valdesi non è riconosciuta la capacità di negozi giuridici.

 

1834 – Il moderatore della Tavola Valdese G. P. Bonjour si reca per la prima volta in visita di cortesia dal vescovo Andrea Charvaz, il quale purtroppo gli ribatte: finché non siano abrogati gli antichi editti concernenti i Valdesi, farò quanto sta in me per farli osservare. L’opera di Charvaz rappresenterà l’ultimo grande tentativo cattolico di arrestare il processo di riconoscimento della libertà di culto per i protestanti piemontesi.

 

1844 – Il vescovo Charvaz presiede nella Cattedrale di San Donato una fastosa funzione relativa alla conversione di ventiquattro valdesi al cattolicesimo. Egli aveva pubblicato nel 1840 la sua Guida al Catecumeno Valdese in quattro volumi e, nel 1838, un’opera sull’origine dei Valdesi, in cui sfatava (a ragione sul piano storico, a torto su quello teologico) l’antica leggenda secondo cui il movimento valdese risalirebbe ai tempi della cosiddetta donazione di Costantino (313 d. C.) o addirittura sarebbe di origine apostolica.

1847 – Si preparano grandi cambiamenti per l’assetto politico e sociale del Piemonte e dell’Italia. Le rivoluzioni liberali del 1848 sono alle porte. Il 12 dicembre 1847, in un banchetto politico al Teatro Sociale di Pinerolo, l’avv. Audifredi pronuncia queste parole:  

ventimila dei nostri fratelli stanno, si può dire, rinchiusi e isolati tra due torrenti, nelle incantevoli nostre valli. Essi sono colti, laboriosi, forti di braccio e di mente al pari degli altri italiani; ma, soggetti agli stessi pesi, non fruiscono dei diritti degli altri cittadini. A noi dunque spetta, quali più prossimi loro fratelli, far voti che alla comunanza universale non siano più argine i due torrenti; che la patria sia loro madre e non matrigna. Evviva l’emancipazione dei Valdesi!  

 

1848 – Il 17 febbraio Il re Carlo Alberto promulga lo Statuto e le Lettere Patenti che riconoscono i diritti civili ai Valdesi ed agli Ebrei. I liberali piemontesi e molti vescovi cattolici del regno hanno preso una chiara posizione a favore di questo riconoscimento. Ma la polemica è aspra e movimenti reazionari non accettano quello che definiscono un riconoscimento dell’eresia.

 

1849 – Il vescovo ultraconservatore Charvaz viene trasferito a Genova. Al suo posto si insedia il vescovo Renaldi che, con altri, aveva firmato una petizione al re a favore dei Valdesi. Egli assume subito un atteggiamento liberale. A lui il merito e l’onore di aver avuto il coraggio di accettare almeno il principio della libertà di religione per tutti.

 

[4 – continua]