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COSA PUOI TROVARE IN UN TEMPIO VALDESE

"Cercate il Signore mentre lo si può trovare; invocatelo mentre è vicino" (Isaia 55,6)

Alla domenica la comunità si riunisce al cospetto del Signore nella lode, nel ringraziamento e nel canto. È una comunità di “aspiranti credenti” - come direbbe Dietrich Bonhoeffer - che ricominciano sempre e ancora di nuovo a mettersi all’ascolto della Parola biblica.

Per una chiesa di minoranza, non essendo rilevanti dal punto di vista sociologico, possiamo affidarci solo a ciò che davvero conta: la Parola di Dio che proviamo a leggere e a commentare in diverse occasioni: alla domenica durante il culto, negli incontri di formazione biblica aperti a tutti coloro che sono interessati, durante la settimana, nelle riunioni quartierali e poi singolarmente ognuno nella preghiera personale con Dio.

Per questo ci vuole concentrazione spirituale e impegno nel promuovere le attività della Chiesa valdese che sono interamente sostenute con doni ed offerte. Perché solo nella libertà, la Parola di Dio - di cui la Chiesa valdese è indegnamente portatrice - è rilevante.

La Chiesa valdese è “lux lucet in tenebris”, una lampada che regge la luce dell’Evangelo anche in tempi oscuri o di persecuzione  come i valdesi conobbero nella loro storia. 

La "croce ugonotta" è un segno distintivo della fede evangelica riformata. Fu introdotta dagli ugonotti in Francia, dopo l’Editto di Nantes (1598). Le punte rotonde rappresentano le Beatitudini, i petali dei gigli sono gli apostoli, la croce di Malta sta per i quattro vangeli, la colomba è lo Spirito Santo. 

Come si può notare in una prima visita, i templi valdesi sono semplici luoghi di culto, in quanto la liturgia partecipa alla costruzione del discorso teologico nel tempo e nello spazio, non è definita “sacra”, una volta per tutte. Così è per il tempio che non viene considerato un luogo sacro, ma è la convocazione dei credenti in assemblea che rende lo spazio liturgico un culto, cioè una ricerca di fedeltà, di interrogazione sul mandato e sulla missione della chiesa nel mondo. E questo può avvenire in qualsiasi luogo, per la presenza di Dio nello Spirito: «ovunque due o tre sono riuniti nel mio nome là sono io in mezzo a loro» (Matteo 18,20). 

Al tempo stesso, il tempio può ospitare anche altre attività, come i pranzi comunitari, a rimarcare l’importanza dell’ ”agape”, dell’amore fraterno e solidale vissuto nella convivialità.

L’interesse per un rinnovamento liturgico rivela concretamente la capacità critica del protestantesimo di fare i conti con la propria tradizione alla luce delle Scritture e della cultura in quanto le liturgie sono luoghi della creatività e della maturità della fede, oltre ad essere una successione ordinata, ma non sono mai semplici atti ripetitivi. L’assemblea dei credenti non è spettatrice ma partecipa al pluralismo liturgico - centrato sull’annuncio evangelico e sulla spiegazione della Parola biblica - spesso attraverso diverse voci, maschili e femminili. L’abbandono del latino e l’uso della lingua popolare impose - durante la Riforma protestante - alcuni cambiamenti nella comprensione delle liturgie. 

Nel mondo protestante ogni denominazione ha una sua propria liturgia ufficiale ma ogni comunità è invitata a rendere la liturgia vivente e partecipata. L’identità liturgica viene ricevuta nella confessione di peccato e nel perdono, segno della libera grazia: riconoscere la propria colpa è segno concreto dell’amore incondizionato di Dio.

Nella ricerca teologica, è da ricercarsi un nuovo equilibrio tra rito e Parola e questo avviene in ambito ecumenico. La liturgia è in stretta relazione con la storia della salvezza compiutasi nella croce di Gesù Cristo (una volta per tutte) ma al tempo stesso è in relazione con la storia. In un tempio valdese non si trova il crocefisso ma una croce, segno della morte e della risurrezione del Cristo.

Il protestantesimo ha sempre considerato con sospetto la dimensione della ritualità. Anzi, è nato proprio come reazione ad un abuso di ritualità nel cattolicesimo che aveva soffocato l’autorità e la centralità della Parola biblica. Nella tradizione riformata, la chiesa non è madre ma figlia della Parola ed è per questo che la predicazione è al centro del culto, anche senza sacramento. 

Nei templi valdesi non vi è altare, ma un semplice tavolo - il tavolo della Santa Cena - su cui vi è sempre una Bibbia aperta, rivolta verso l’assemblea. Il protestantesimo è debole dove il cattolicesimo è forte: nella ritualità e nella sacramentalità. I riformatori cercarono di contenere le cerimonie lasciando liberi, per ogni cristiano, i tempi della preghiera e della lode. 

Nel protestantesimo  due sono i sacramenti, biblicamente fondati: il battesimo e la Cena del Signore, (eucarestia nel cattolicesimo). Non vi è adorazione dell’ostia, ma pane e vino. La Santa Cena (o Cena del Signore) è una celebrazione semplice, aperta a tutti e, in alcune chiese, anche ai bambini. In alcune chiese cristiane si pratica già l’ospitalità eucaristica. La Santa Cena è, durante il culto, il momento di massima comunicazione simbolica: dopo l’istituzione si forma un grande semicerchio, è un momento di condivisione della fede nell’unico Signore crocifisso e risorto. Nella celebrazione della Cena del Signore si obbedisce alle parole: «Fate questo in memoria di me». 

L’adesione alla Riforma protestante significò anche nelle Valli valdesi nuovi locali di culto. Vennero rimosse le immagini dei santi o le statute della madonna, considerata dai protestanti madre di Gesù e esemplare figura di credente e non essendovi posto per atti di devozione o venerazione rivolti a esseri umani, lo spazio liturgico si organizzò nel Cinquecento intorno alla centralità dell’assemblea in ascolto della Parola. Vennero cioè aboliti gli spazi riservati al clero.

Dopo la preghiera di intercessione, in cui si presentano a Dio le situazioni di difficoltà e disagio, di malattia e di miseria, la colletta è un importante momento liturgico e diaconale, elemento costitutivo del culto, un segno di riconoscenza e di gratitudine per la libera grazia di Dio.

Ti invitiamo a venire al culto, troverai una comunità che ti aspetta e ti accoglie: l’accoglienza fraterna all’ingresso del tempio è un piccolo servizio che gli anziani del Concistoro svolgono prima del culto, offrendoti il foglietto domenicale su cui è riportata la Parola biblica per la riflessione comunitaria, l’ordine del culto e gli annunzi e le comunicazioni. Pastori e pastore, diaconi e diacone possono sposarsi e avere famiglia, sono “laici” che hanno risposto ad una vocazione particolare, hanno ricevuto una formazione universitaria in teologia e svolgono il loro ministero (o servizio) nella predicazione, nella spiegazione della Bibbia, nella cura d’anime e nelle visite: dopo la consacrazione al Sinodo valdese, diventano ministri di culto.